Per molto tempo si è pensato che il nostro cervello fosse immutabile, rigido.
ABBIAMO SUPERATO I LIMITI DEL PASSATO
Per molto tempo si è pensato che il nostro cervello fosse immutabile, rigido.
Si pensava che l’ambiente non potesse avere alcuna influenza sul funzionamento delle sinapsi e sulla struttura dei neuroni, i quali erano destinati a deteriorarsi con il tempo.
Da questo dogma derivava quindi l’impossibilità per le persone nate con problematiche di tipo neurologico o mentale, o che avevano subito danni cerebrali, di migliorare le proprie condizioni di vita conseguenti alla loro menomazione o invalidità, ma anche l’improbabilità, per persone con un livello medio di intelligenza, di riuscire a raggiungere livelli di prestazione più alti..
Queste convinzioni si basavano sull’impossibilità di osservare a livello microscopico il sistema nervoso e la sua attività per poterne scoprire le caratteristiche strutturali e funzionali, sull’idea che le persone che avevano subito danni cerebrali raramente guarivano completamente e sulla visione del cervello come una «macchina» che, pur facendo cose straordinarie, non poteva cambiare o crescere.
ESPERIMENTO ROSENZWEIG
Per dimostrare che il cervello è influenzato dall’ambiente esterno, il quale determina modifiche nervose e comportamentali, Mark Rosenzweig, intorno alla metà degli anni Sessanta, mise a punto un esperimento con i ratti.
Creò due gruppi e li allevò in due ambienti opposti dal punto di vista degli stimoli offerti: uno ricco e uno povero.
I risultati mostrarono chiaramente che i ratti allevati nell’ambiente ricco di stimoli avevano un cervello più pesante rispetto agli altri, con una corteccia più spessa, con un maggior numero di cellule gliali e con neuroni con un maggior numero di spine dendritiche (Rosenzweig e Renner, 1986).
Il cervello del ratto stimolato aveva sviluppato un’infinità di connessioni in più e lo aveva reso capace di rispondere adeguatamente a stimoli provenienti da situazioni diverse, cosa che risultava impossibile al ratto lasciato in un ambiente povero